Le compagnie petrolifere, i cattivi risultati della transizione energetica

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Secondo un nuovo rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE), le compagnie petrolifere e del gas vengono criticate per il loro contributo inadeguato alla transizione energetica. Il rapporto suggerisce che il settore petrolifero e del gas deve aumentare significativamente il suo impegno verso l'energia pulita, destinando la metà delle spese di capitale all'energia pulita entro il 2030, rispetto all'attuale 2,7%.

Pubblicato pochi giorni prima della COP28 di Dubai, il rapporto rivela che solo l'1,2% degli investimenti in energia pulita proviene da aziende del settore petrolifero e del gas. Inoltre, il 60% di questi investimenti nelle energie rinnovabili da parte di compagnie petrolifere e del gas sono riconducibili a quattro aziende europee: Equinor, TotalEnergies, Shell e BP. L'intero settore destina attualmente solo il 2,7% delle spese di capitale all'energia pulita (circa 20 miliardi di dollari nel 2022), mentre il rapporto suggerisce che questa cifra dovrebbe salire al 50% entro il 2030.

Il rapporto sottolinea che le attività di produzione, trasporto e lavorazione del settore petrolifero e del gas contribuiscono a quasi il 15% delle emissioni globali di gas serra legate all'energia, pari alle emissioni totali degli Stati Uniti legate all'energia.

Per rispettare gli impegni climatici e limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi entro il 2100, il settore dovrebbe ridurre le emissioni del 60% entro il 2030 e raggiungere la quasi neutralità entro i primi anni 2040.

L'AIE sottolinea la necessità che il settore riconosca che la sua redditività diminuirà nel tempo. Il rapporto afferma che la volatilità dei prezzi dei combustibili fossili fa sì che i ricavi possano fluttuare da un anno all'altro e che, con l'accelerazione della transizione energetica, le attività petrolifere e del gas diventino meno redditizie e più rischiose.

La valutazione globale dell'intero settore è stimata oggi in 6.000 miliardi di dollari. Tuttavia, questa valutazione potrebbe diminuire del 25% se tutti gli obiettivi climatici nazionali venissero raggiunti e del 60% se venisse mantenuto il limite di 1,5 gradi di riscaldamento.

L'AIE non chiede di bloccare completamente gli investimenti nel settore, ma suggerisce che gli attuali livelli di investimento sono il doppio di quelli necessari. Per raggiungere lo scenario di 1,5 gradi, il rapporto raccomanda di limitare gli investimenti a 500 miliardi di dollari all'anno, rispetto agli attuali 1.000 miliardi.

Affrontando una questione molto dibattuta, l'AIE chiarisce che gli investimenti nei giacimenti esistenti e in alcuni nuovi sarebbero necessari in un mondo che rispetta gli impegni nazionali in materia di energia e clima. Tuttavia, in uno scenario a zero emissioni di carbonio entro il 2050, il rapporto suggerisce che non sarebbero necessari nuovi progetti convenzionali a lungo termine. Qualsiasi nuovo investimento richiederebbe ai produttori di giustificare la redditività delle risorse e di essere trasparenti su come intendono raggiungere gli obiettivi climatici. L'agenzia sottolinea inoltre che i futuri produttori di petrolio dovrebbero concentrarsi in regioni con bassi costi ed emissioni, riferendosi probabilmente al Medio Oriente.

Infine, il rapporto sottolinea che l'industria petrolifera e del gas è ben posizionata per sviluppare tecnologie chiave nella transizione o fornire competenze, tra cui la cattura del carbonio, l'eolico offshore, l'energia geotermica, i biocarburanti e il biometano.